Utilizza un sistema modulare esagonale progettato con software CAD, collegato alla finestra per consentire l’ingresso e l’uscita delle api senza interferire con il loro spazio personale. Mentre molti adolescenti trascorrono l’estate davanti agli schermi, Oliver Taylor, 13 anni, ha deciso di aprire le finestre – letteralmente – a un microcosmo vivente: ha costruito un alveare modulare stampato in 3D, collegato alla sua camera da letto.
Una camera da letto piena di api… e di potenziale
Dall’esterno sembra un esperimento curioso. Dall’interno, è un progetto audace che unisce curiosità, design ecologico e una visione insolita su come integrare la biodiversità negli spazi quotidiani. Grazie a un sistema di moduli esagonali che si incastrano tra loro, gli alveari possono espandersi senza limiti teorici. Attualmente ospitano tra le 30.000 e le 40.000 api, tutte produttrici di miele.
Più che un passatempo: apprendimento applicato e design con uno scopo
Quello che era iniziato come un’ispirazione dopo aver visto un modello commerciale troppo costoso, si è trasformato in una reinterpretazione funzionale. Oliver non si è limitato a replicare il design: lo ha migliorato. Ha individuato un problema di sicurezza nel modello originale – una sola porta aumentava il rischio di fughe di massa quando si aggiungevano moduli – e lo ha risolto con un sistema a doppia porta, ispirato ai compartimenti ermetici dei sottomarini.
Il risultato è un’arnia sicura, modulare, smontabile e di facile accesso per la manutenzione. Questo tipo di innovazione fai-da-te dimostra come il design accessibile e il pensiero critico possano diventare strumenti reali per affrontare i problemi ambientali.
Tecnologia accessibile al servizio della biodiversità
Oliver utilizza una stampante Prusa —open source— e software gratuiti come Blender. Questo rende il suo alveare non solo efficiente, ma anche riproducibile da altri giovani o comunità interessate a sostenere gli impollinatori, sempre più minacciati dall’uso di pesticidi, dalla perdita di habitat e dai cambiamenti climatici.
La sua iniziativa mette anche in luce il potenziale della stampa 3D come strumento di conservazione urbana. In città di tutto il mondo si stanno esplorando soluzioni simili: dagli hotel per insetti ai rifugi per api adattati a balconi o terrazze. La differenza sta nell’accessibilità del design: mentre molte soluzioni commerciali rimangono costose, progetti fai da te come quello di Oliver dimostrano che la sostenibilità può iniziare a casa.
Impatto oltre la camera da letto
Le implicazioni di questo progetto casalingo vanno oltre l’ingegnosità giovanile. In un momento in cui la perdita di impollinatori minaccia direttamente la produzione alimentare, l’esempio di Oliver suggerisce un modo alternativo di convivenza. Non come utopia, ma come soluzione praticabile su piccola scala.
Inoltre, solleva interessanti interrogativi sull’integrazione dei microhabitat negli spazi interni: uffici, scuole o abitazioni potrebbero includere strutture simili? Cosa succederebbe se il design biophilic fosse portato all’estremo, fino a incorporare colonie viventi nelle pareti stesse?
Non è un’idea così lontana. In Francia, alcuni nuovi edifici includono già facciate viventi per attirare gli impollinatori. E nei Paesi Bassi, progetti pilota esplorano come integrare nidi di api solitarie nelle fermate degli autobus e nei tetti verdi.