Il Polo Sud è al centro dell’attenzione dopo il ritrovamento di strani segnali sotto il ghiaccio antartico che potrebbero indicare una nuova fisica o materia.
Allarme Antartide: cosa si nasconde sotto i ghiacci eterni?

Un team dell’Università statale della Pennsylvania, guidato dalla dottoressa Stephanie Wissel, ha rilevatoimpulsi radio provenienti dalle profondità del ghiaccio antartico, una scoperta pubblicata su Physical Review Letters che potrebbe riscrivere ciò che sappiamo sul cosmo e sulle particelle più elusive dell’universo.
Nel deserto bianco dell’Antartide, dove il vento soffia a circa 100 km/h e la temperatura può scendere sotto i -60 °C, un team internazionale di scienziati ha trovato qualcosa che non quadra, come già accaduto quando è stato scoperto l’aumento del ghiaccio in Antartide. A bordo dei palloni stratosferici dell’esperimento ANITA (Antarctic Impulsive Transient Antenna), i ricercatori hanno rilevato segnali radio che non provengono dal cielo… ma da sotto il ghiaccio.
Il progetto, con sede presso la Pennsylvania State University, non si aspettava ciò che ha trovato. Quello che sembrava un normale compito di rilevamento dei neutrini si è trasformato in un vero e proprio mistero: impulsi di energia che emergono a 30° sotto l’orizzonte, come se qualcosa attraversasse la Terra dall’altra parte per uscire proprio dal Polo Sud.
La fisica conosciuta non ha una risposta per questi segnali
La cosa davvero inquietante è che questi segnali non dovrebbero esistere. Le particelle in grado di attraversare la Terra senza interagire, come i neutrini tau, non lasciano questo tipo di tracce. E tanto meno con tanta intensità.
I ricercatori lo hanno verificato:
- Hanno confrontato i segnali con oltre 15 anni di dati dell’Osservatorio Pierre Auger in Argentina.
- Hanno simulato centinaia di scenari di fondo cosmico.
- Hanno escluso errori strumentali, interferenze o persino riflessi del ghiaccio.
Nulla quadrava. Come ha spiegato la dottoressa Stephanie Wissel, “molto probabilmente non si tratta di neutrini”. Per esserlo, avrebbero dovuto generare altri tipi di modelli e segnali.
Una finestra su particelle sconosciute o qualcosa di ancora più profondo?

Questo tipo di scoperte, sebbene rare, sono state rilevate in più di un’occasione dal 2016. Ma invece di ripetersi con chiarezza, si presentano come fenomeni isolati, fugaci, impossibili da prevedere.
Le ipotesi avanzate dal team della Penn State sono tanto sorprendenti quanto complesse:
- Che stiamo assistendo alla scoperta di una nuova particella che non rientra nell’attuale Modello Standard.
- Che sia un indizio indiretto della materia oscura, quella sostanza che costituisce l’85% dell’universo ma che rimane invisibile.
- Oppure che il ghiaccio antartico stia rivelando una proprietà finora sconosciuta, in grado di canalizzare o amplificare determinati impulsi in condizioni estreme.
L’Antartide, molto più che ghiaccio: un laboratorio naturale per la scienza
Oltre al mistero degli impulsi, l’Antartide è uno degli ambienti più preziosi per la scienza moderna. Qui non si studiano solo le particelle cosmiche:
- Si monitorano laghi subglaciali nascosti a più di 4 km di profondità.
- Si rilevano minime variazioni nello scioglimento dei ghiacci e nella circolazione oceanica, fondamentali per comprendere il cambiamento climatico.
- E viene installata una tecnologia all’avanguardia, come il telescopio IceCube, che cattura anche i neutrini provenienti dallo spazio profondo.
L’ambiente antartico è così silenzioso in termini elettromagnetici da diventare un “orecchio” perfetto per captare i segnali più deboli dell’universo.
Per chiarire gli interrogativi, nel dicembre 2025 sarà lanciato PUEO, il successore di ANITA. Con una maggiore sensibilità e un design più preciso, cercherà di confermare se questi impulsi sono anomalie o indizi di qualcosa di più grande.
Inoltre, la collaborazione con IceCube e altri osservatori consentirà di verificare se siamo di fronte a un nuovo capitolo della fisica delle particelle o a una singolarità legata al ghiaccio polare.
Un enigma sepolto nel ghiaccio che sfida la nostra comprensione
Quando gli scienziati dicono che “non capiscono ciò che vedono”, non si tratta di una metafora. È la constatazione che, anche nel XXI secolo, esistono fenomeni che sfuggono agli attuali schemi teorici. Ciò che emerge dalle profondità dell’Antartide non è solo un impulso radio: è un invito allo stupore, alla riscoperta dei confini invisibili della conoscenza.