La Flinders University presenta una tecnica sostenibile che recupera oro puro dai rifiuti elettronici utilizzando disinfettanti e polimeri riciclabili, adatta all’estrazione artigianale e al riciclaggio industriale. La ricerca dimostra che questo metodo è efficace anche su materiali complessi come i circuiti stampati dei computer e può essere applicato anche ai flussi di rifiuti scientifici, dove l’oro è presente in concentrazioni minime.
Oro dai rifiuti elettronici: una miniera ricca per l’estrazione mineraria e l’ambiente

Un team interdisciplinare di esperti in chimica verde, ingegneria e fisica della Flinders University, in Australia, ha sviluppato una tecnica innovativa per recuperare l’oro sia dai minerali che dai rifiuti elettronici. Il processo, pubblicato su Nature Sustainability, segna un cambiamento significativo rispetto ai metodi tradizionali: riesce a estrarre oro con elevata purezza senza ricorrere al cianuro o al mercurio, due delle sostanze più inquinanti associate all’estrazione dell’oro.
Un processo pulito, redditizio e circolare
Uno degli elementi chiave del nuovo metodo è l’uso dell’acido tricloroisocianurico, un composto economico e comunemente usato per la disinfezione dell’acqua. Quando attivato con salamoia, questo reagente dissolve l’oro in modo efficiente e sicuro.
Successivamente, l’oro viene catturato da un polimero ricco di zolfo, sviluppato dal team di Flinders. Questo materiale presenta un’affinità eccezionale per l’oro, anche in miscele molto complesse, consentendo un recupero altamente selettivo. E la cosa più innovativa: il polimero può essere scomposto in modo controllato per liberare l’oro e poi riutilizzato senza generare rifiuti.
Questo approccio non solo elimina l’uso di sostanze tossiche, ma è anche in linea con i principi dell’economia circolare, in cui i materiali sono progettati per essere recuperati, riciclati e reintegrati nel ciclo produttivo.
Impatto ambientale e scalabilità
L’estrazione dell’oro con cianuro e mercurio ha lasciato un’impronta devastante sugli ecosistemi di tutto il mondo: inquinamento dei fiumi, acidificazione del suolo, deforestazione ed emissioni di CO₂. L’estrazione artigianale, in particolare, continua a dipendere dal mercurio, essendo responsabile di circa il 37% delle emissioni globali di questo metallo tossico, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
La nuova tecnologia sviluppata dal team australiano rappresenta un’alternativa praticabile per le piccole miniere, soprattutto nei paesi dove l’accesso alle tecnologie pulite è limitato. Infatti, i ricercatori stanno già collaborando con specialisti in Perù e negli Stati Uniti per adattare questo metodo ai contesti reali dell’estrazione artigianale.
Inoltre, grazie alla semplicità dei materiali coinvolti e alla possibilità di scalare il processo, questo progresso potrebbe essere integrato negli impianti di riciclaggio urbano dei rifiuti elettronici, dove migliaia di tonnellate di dispositivi obsoleti attendono una seconda vita.
Dai rifiuti elettronici alle opportunità economiche

Il valore dell’oro contenuto nei rifiuti elettronici è enorme. Si stima che una tonnellata di circuiti stampati possa contenere fino a 250 grammi di oro, mentre nell’estrazione mineraria convenzionale sono necessarie più di 1.000 tonnellate di roccia per ottenere una quantità simile. Questo rende il riciclaggio elettronico una miniera urbana con un potenziale economico e ambientale impressionante.
Esempi come quello di Umicore in Belgio o iniziative in Giappone che recuperano metalli per produrre medaglie olimpiche da cellulari riciclati illustrano come questo approccio possa essere esteso su scala industriale.
Lo studio sottolinea inoltre l’importanza di integrare questa tecnologia con le politiche pubbliche. Nell’Unione Europea, la direttiva RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) stabilisce già obblighi di recupero e riciclaggio. Metodi come quello proposto da Flinders potrebbero migliorare l’efficienza e la sostenibilità di questi sistemi.
Potenziale
La tecnologia di estrazione dell’oro sviluppata dall’Università di Flinders offre soluzioni concrete a diverse sfide globali:
- Riduce la dipendenza da sostanze tossiche, come il cianuro e il mercurio, migliorando la salute dei lavoratori e delle comunità vicine alle miniere.
- Sfrutta le risorse già esistenti, trasformando i rifiuti elettronici in materie prime, riducendo così la pressione sugli ecosistemi naturali.
- Promuove modelli circolari, in cui i materiali non vengono sprecati, ma riutilizzati più volte.
- Offre alternative realistiche all’estrazione artigianale inquinante, soprattutto nelle regioni in via di sviluppo, dove l’accesso a tecnologie pulite può fare la differenza.
- Contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra, evitando i processi intensivi e inquinanti dell’estrazione tradizionale.