Lo studio ha rilevato 18,1 milligrammi di nanoplastiche per metro cubo d’acqua. La quantità di nanoplastiche negli oceani potrebbe essere aumentata in modo significativo. Misurando le particelle di plastica nell’ordine dei nanometri (milionesimi di millimetro), gli scienziati hanno scoperto che la loro massa è probabilmente superiore a quella della plastica visibile e delle microplastiche messe insieme.
Nanoplastiche nell’Atlantico: Scoperte concentrazioni record anche nelle acque profonde
Secondo quanto pubblicato dal media danese Utopia, i dati di misurazione provengono da un centro di ricerca ambientale di Lipsia (Germania) dove sono stati analizzati dodici siti nel Nord Atlantico, “dalle acque marine alle acque profonde”. “Si tratta approssimativamente dello stesso ordine di grandezza della massa stimata di macro e microplastiche per tutto l’Atlantico”.
Secondo le informazioni diffuse, i ricercatori hanno prelevato campioni dallo strato superiore con un filtro estremamente fine a una profondità di dieci metri e da cinque a 30 metri sul fondo marino. In generale, “la contaminazione da nanoplastiche era maggiore negli strati superiori che in quelli più profondi e maggiore nelle zone costiere che nell’Atlantico settentrionale libero”.
Questi esperti sono rimasti sorpresi dai risultati, poiché non sono riusciti a rilevare i comuni plastici polietilene (PE) e polipropilene (PP) nei campioni. Al loro posto hanno trovato polietilene tereftalato (PET), polistirene (PS) e cloruro di polivinile (PVC), tutti materiali plastici di uso comune, come bottiglie di plastica usa e getta e riutilizzabili, carta stagnola o bicchieri e posate usa e getta, come riportato nella pubblicazione.
Nello specifico, gli autori dello studio hanno trovato 18,1 milligrammi di nanoplastiche per metro cubo d’acqua a una profondità di dieci metri e 25 milligrammi vicino alla costa. Nello strato superiore, non c’era quasi alcuna differenza tra i siti di misurazione all’interno e all’esterno del giro del Nord Atlantico.
In dichiarazioni raccolte dal media, Katsiaryna Pabortsava, del Centro Nazionale di Oceanografia di Southampton (Regno Unito), afferma che “sebbene gli scienziati abbiano compiuto grandi progressi nella comprensione della portata dell’inquinamento marino causato dai microplastici, non si sa quasi nulla sui residui di nanoplastici”.
Da parte sua, l’ecologa marina Melanie Bergmann mette in evidenza le conseguenze dei rifiuti plastici per la vita marina. “Gli effetti descritti finora in diversi animali acquatici includono ritardi nella crescita, cambiamenti nella riproduzione, reazioni fisiologiche di stress e disturbi del sistema immunitario”, conclude in dichiarazioni raccolte dal quotidiano.