I miti degli dei dell’antico Egitto nacquero secoli prima della comparsa dei faraoni

Una serie di rituali rurali e sepolture astrali risalenti a 5.000 anni fa hanno iniziato a plasmare l’ideologia e il potere dei sovrani egizi, secondo quanto scoperto dagli archeologi. Molto prima dell’ascesa dei faraoni, gli antichi egizi praticavano già rituali sacri e sepolture astrali (in sostanza, tombe disposte in allineamento con le stelle), che in seguito avrebbero dato forma alle credenze reali e all’ordine cosmico così caratteristico dell’antico Egitto. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta da Ameline Alcouffe dell’Università di Tolosa, che rivela come le primitive comunità dell’Alto Egitto abbiano forgiato un complesso intreccio spirituale attraverso i loro rituali funerari, che ha portato alla costruzione dell’ideologia dello Stato faraonico.

La nascita dei miti degli dei egizi

La ricerca ha approfondito il cimitero di Adaïma, utilizzato tra il 3300 e il 2700 a.C., molto prima della costruzione delle grandi piramidi (secoli prima, infatti). Tra il 1990 e il 2005, un team di archeologi ha portato alla luce 504 tombe in questo insediamento di 30 ettari.

Hanno scoperto che, contrariamente alle antiche supposizioni secondo cui l’ordine sacro dell’Egitto era imposto dall’alto dai re e dai sacerdoti, molte delle caratteristiche chiave della religione reale potevano derivare dalle tradizioni funerarie della gente comune delle comunità rurali.

Cosa hanno scoperto nel cimitero di Adaïma?

Sebbene le tombe più antiche non mostrassero alcun tipo di pratica rituale speciale, essendo tutte piuttosto semplici, alcune tombe spiccavano sulle altre. Tra le altre cose, la Tomba S166 rivelò un rituale sorprendente: un’adolescente era stata sepolta con l’avambraccio sinistro amputato in modo cerimoniale e appoggiato sul petto. Il suo corpo era rivolto verso il tramonto del solstizio d’inverno, mentre il sarcofago era orientato verso l’orti eliaco di Sirio, la stella che annunciava la piena del Nilo (e la stella più brillante nel nostro cielo notturno).

Per gli autori dello studio, questo rito non era un semplice simbolo, ma una fusione precoce tra i cicli agricoli, l’osservazione degli astri e le credenze funerarie.

Da parte sua, la tomba S837 conteneva lo scheletro di una donna vestita con gioielli raffinati e accompagnata da un vaso di ceramica frammentato, motivi che riappariranno secoli dopo nei Testi delle Piramidi. Ma c’è di più: nella tomba denominata S874, un’altra donna riposava con un bastone e una parrucca di fibra vegetale, mentre la sua sepoltura era stata allineata con il solstizio d’estate: un chiaro segno dell’evoluzione dell’interesse celeste in questa comunità.

Le stelle legittimano il potere dei re

E nulla di tutto questo era casuale. Lo studio presenta una tesi affascinante e innovativa sull’origine dei miti fondatori egizi di Iside e Osiride. “Lo Stato emergente integrò i cicli agricoli e i simboli funerari locali in una cosmologia religiosa”, sottolineano gli autori nel loro lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Archaeological Method and Theory.

In altre parole, i faraoni presero elementi già venerati dai contadini – come nel caso di Sirio, associato alla fertilità – e li integrarono nella propria mitologia sacra. Così, lo smembramento simbolico, come quello praticato sulla giovane della tomba S166, divenne un presagio divino associato alla fertilità, come nel caso della dea Iside, conosciuta come la dea della magia, della fertilità, della maternità, della resurrezione e della protezione, che riunì i frammenti del corpo di Osiride.

Ciò significa che la religione su cui i faraoni basavano il loro potere non nacque dal nulla, ma assorbì queste pratiche ancestrali dei contadini e le trasformò in quel potere centralizzato nei faraoni che conosciamo oggi. Ma fu il popolo a gettare le basi della religione.